venerdì 6 giugno 2014

Per chi suona la campanella?


Anche quest’anno, come ogni anno, alle 16.20 è suonata l’ultima campanella. Quella che non solo ha messo un punto a questo, assai impegnativo, anno scolastico ma ha anche, inesorabilmente, decretato la fine di un’era, quella di Francesco all’Angelo Mauri.

Non posso dire che sia stato un quinquennio scolasticamente facile. A partire dalla delusione per non essere rientrati in nessuna delle due sezioni a metodo Montessori; le difficoltà e le incomprensioni con la maestra di italiano e il conseguente tourbillon di supplenti, terminato finalmente in IV elementare con l’arrivo della maestra di ruolo.   

Non sono stati facilissimi neanche i rapporti tra genitori ma, tutto sommato, abbiamo trovato sempre un modo per superare grandi e piccole divergenze perché, checché se ne dica, siamo stati un bel gruppo classe o, per lo meno, in questi anni ne ho visti di peggiori!


Oh be’, ora che è finita a che serve continuare ad alimentare vecchi rancori e dissapori? Basta. E’ finita. Le nostre strade e quelle dei nostri figli si separeranno; ci si incontrerà occasionalmente in giro per il quartiere, e ricorderemo con tenerezza questi lunghissimi 5 anni che, invece, sono passati come un soffio di vento.

Proprio a questo pensavo oggi pomeriggio, durante la lezione aperta di musica (si perché noi siamo geniali e ci siamo piazziati la lezione aperta di musica alla penultima ora dell’ultimo giorno di scuola!). Vedevo questi ragazzini, grandi e grossi, muoversi agilmente (agilmente?!) sul palco del teatro della scuola, cantando e recitando, e non potevo fare a meno di pensare a quante ne hanno passate insieme, tutti i giorni della loro giovane vita, per 5 anni. E non sono stata capace di trattenere le lacrime (no, non sono stata capace di limitarmi a quattro lacrimucce che mi rigassero il viso, piangevo a dirotto scompostamente e senza il benché minimo ritegno, oh).

Guardavo le maestre concentrate a seguire il copione parola per parola, a intervenire e suggerire al momento del bisogno, e a compiacersi quando nessuno dimenticava la battuta o azzeccava la giusta intonazione. E pensavo che entrambe, ognuna a suo modo, più o meno espansivamente, hanno donato loro stesse, senza risparmiarsi mai, ai nostri figli che in questi anni sono progressivamente diventati i loro ragazzi.

E giù a piangere. E mio figlio scuoteva la testa. Cantava e scuoteva la testa rassegnato… ma tanto lo sa che ha una madre che piange e si commuove per ogni cosa.

E dopo tanta commozione, il momento più gioioso e festoso. Quello che ognuno di loro ha atteso con trepidazione e che si è conquistato giorno per giorno per 5 anni: l’uscita trionfale dal portone della scuola, sotto una pioggia di coriandoli, incontro ai genitori, incontro alla vita.


Frecce scoccate incontro al futuro.

2 commenti:

  1. Grazie per la splendida cronaca ad una giornata infinitamente lunga e indimenticabile...bellissima la metafora della freccia scoccata verso il futuro. E' così, con la velocità di una freccia, che ho visto crescere questi ragazzi. Ho consegnato un'altra generazione alla vita, e sono omai tante...mi sento stanca e... vecchia! Chissà se mai si ricorderanno delle nostre lunghe chiacchierate...
    Devo però fare una precisazione...io ho visto lo spettacolo oggi, per la prima volta, insieme a voi; su tutto lo spettacolo c'è sempre stato un velo di mistero, un segreto...mai saputo nulla se non dai commenti poco entusiastici dei ragazzi, che ho continuato a riprendere per la loro eccessiva criticità al tutto.
    Brava a dissimulare??? No...solo orgogliosa di quei ragazzi sul palco, qualunque cosa avessero fatto! Ieri qualcuno mi ha chiesto: "Maestra, vieni a vederci domani"? io ho risposto: "Certamente...sono mai mancata?" La risposta che ho ricevuto mi ha fatto venire le lacrime agli occhi: "No, tu ci sei sempre stata...sei stata sempre con noi". E io mi sento appagata...io ci sono sempre stata, nel bene e nel male! Ti voglio bene...

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    1. Tu ci sei sempre stata e sempre ci sarai! Come ho detto a Francesco un'infinità di volte, anche se con i SE e con i MA non si fa la storia, quello che lui è diventato lo deve sicuramente a te e al tuo modo di "esserci" e di "fare scuola". Fortunati quei bambini che potranno imparare da te. Ti voglio bene....

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Se mi commenti, io sono contenta!

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