martedì 13 maggio 2014

Tra infanzia e adolescenza, neanche fossi un giocoliere


Mi sono resa conto che vivo divisa tra due mondi, oltre che due universi.
Prima c’era solo maschio-femmina, e mi destreggiavo tra Cenerentola e Gormiti; adesso mi devo barcamenare tra infanzia e (pre)adolescenza e si, al momento preferisco decisamente quest’ultima che, per lo meno, comporta un fatica (quasi) esclusivamente mentale.

Ad ogni modo è difficile generalizzare, i miei adolescenti sono maschi e l’infante è la femmina, e non è neanche detto che la penserei allo stesso modo se l’adolescente fosse uno e gli infanti due. E se fossero tutti dello stesso sesso?
Però, con i se e con i ma non si scrive la storia e, per quanto i figli siano delle incognite e per di più variabili, questa è la mia realtà e con questa devo fare i conti: tre figli, due maschi e una femmina; due alle soglie dell’adolescenza e una ancora alle prese con bambolotti e pentoline.   

Ma fare il giocoliere tocca a me, non a loro.
E anche se io odio i manuali e i vademecum su come sopravvivere all'adolescenza dei figli, a volte penso che sarebbero proprio necessari.

Ai figli (parlo per i miei ovviamente, ma magari non sono sola al mondo) non interessa assolutamente se io debba stirare una montagna di camicie, scrivere un post, o preparare la cena (perché poi, arriverà il momento in cui piomberanno in cucina, con le boccucce fameliche spalancate, e vagli a dire che hai-giocato-studiato-con-loro!) o se mi ritrovo a letto con l’ennesimo infortunio al ginocchio: se hanno bisogno di un aiuto per studiare o se si presentano con 2 Barbie e 3 bambolotti, io devo essere pronta e scattante. 
Ma, lo ammetto, a volte non ci riesco. Fondamentalmente perché io odio giocare-con-Barbie-e-Bambolotti (e pure risolvere problemi di geometria).

Ho sempre sostenuto che un figlio o tre non facesse una grande differenza… ecco, non è che intenda ritrattare le mie dichiarazioni ma, certo, qualche volta la stanchezza vince a mani basse e, anche se sono il mio bene più prezioso, il dono più grande che potessi ricevere dalla vita, non riesco ad annullarmi per loro. Se non mi va di giocare con le bambole, non mi va. Se non mi va di applicarmi in geometria (che poi, io ci prendevo 4 e lui 10, non vedo che aiuto vada cercando da me!!), non mi va. E trovo molto più educativo dichiarare queste mie avversioni e trovare delle affinità alternative, che fingere di non desiderare altro che avere una seconda occasione per comprendere la geometria piana (la solida non la prendo proprio in considerazione!!) o vestire Barbie e Cicciobello.

Al di là del fatto che, a mio parere e per la mia esperienza, i ragazzi dovrebbero imparare a studiare autonomamente fin dalla IV/V elementare, a me piace aiutarli, seguire i loro progressi, scoprire di avere avuto un ruolo (per quanto non unico) nella formazione del loro pensiero critico. Ma, deve trattarsi di piacere non di dovere. 

E così abbiamo riscoperto il piacere di leggere un libro, giocare a nomicosecittà, o semplicemente guardarci un film che-piace-a-tutti, accoccolati sul divano.

2 commenti:

Se mi commenti, io sono contenta!

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