Questo sarà un lunghissimo week end
di partenze e di ritorni.
Un week end impiegato a preparare e a disfare valigie e zaini. Un week end
iniziato ieri mattina, con la partenza di Michela per il camposcuola con tutti i
bambini dell’ultimo anno della materna. Certo che, per quanto non fosse laprima volta che ho accompagnato uno dei miei figli al pullman (o al treno!), è stata una grandissima
emozione!
Sabato
pomeriggio poi, se ne andranno tutti e tre
all’uscita di gruppo con gli scout. E
io me ne starò qui, a sgranare il rosario a suon di #nessunanuovabuonanuova
perché, in queste occasioni, se nessuno ti chiama vuol dire che va tutto bene.
Ad affrontare e sopravvivere alla
partenza dei figli, senza avere contatti telefonici continui e costanti con
loro, l’ho imparato
già ai tempi dei soggiorni estivi per i figli dei dipendenti di Telecom Italia.
Ben 14 giorni senza poter telefonare ad ogni piè sospinto per chiedere che-hai-fatto-oggi-?-Ti-sei-divertito-?-Che-hai-mangiato-?-Hai-indossato-la-canottiera-pulita-?
Agli occhi del resto del mondo è sempre sembrata una deplorevole follia,
lasciare i figli in balìa di estranei, senza che noi genitori potessimo
interferire 24 ore su 24, tutti i giorni, per 14 giorni. Però in effetti per il
bambino, ricevere la telefonata dei genitori che, sistematicamente, arriva nel
momento meno opportuno (durante il gioco,
la doccia, la cena, le attività serali), rappresenta un fuori programma difficile da gestire.
Viceversa, essere lui a telefonare a casa in giornate e orari prefissati lo mette al riparo da emozioni troppo
forti, che avrebbero come unico effetto il crollo di un equilibrio tanto
faticosamente raggiunto.