lunedì 29 novembre 2010

Lanciamo una nuova moda?


Questa mattina, vestita di tutto punto davanti alla porta di casa, pronta per andare all’Asilo, la Briciola mi guarda ed esclama “IL CAPPELLO!”. Prendo dal suo armadietto (nuovo fiammante made in IKEA) il cappellino di lana viola con le stelline.


Ma la Briciola aveva un’altra idea di cappello. E’ corsa in bagno e dal termosifone ha preso la cuffia da piscina rossa dei fratelli che, in realtà, stamattina avevo usato per non bagnarle i capelli mentre le facevo la doccia.

Felice, raggiante e orgogliosa è uscita di casa con il suo personale baschetto sulla testa. Ed era pure carino, con quelle cuciture a vista.

La mia prima, istintiva e perbenista reazione sarebbe stata quella di dire “non si esce di casa con la cuffia della piscina. Sei ridicola”. Invece mi sono fermata un minuto a riflettere. Ridicola per chi? Non si esce con la cuffia, perché? Penso che a me non verrebbe mai in mente di andare a fare shopping con una cuffia da piscina sulla testa, ma perché avrei dovuto impedirlo a lei? Perché avrei dovuto tarpare le ali della sua fantasia? Verrà il tempo in cui dovrà, anche lei, conformarsi al vivere sociale, ma credo sia importante lasciarle costruire, nella sua memoria, un cantuccio in cui conservare i ricordi di tutte le volte che sia stata lasciata libera di esprimere se stessa

E stamattina non avrei potuto vedere in giro cappellino migliore del suo.

sabato 27 novembre 2010

Mi sono lasciata tentare anche io



Ebbene si! Anche io sono stata attirata dalle vetrine degli Shopping Club che organizzano per i propri soci, delle esclusive vendite on line di grandi marche. 

Partecipare è molto semplice, basta essere registrati.  Periodicamente vengono inviati, tramite e-mail, gli inviti alle varie campagne di vendita, che hanno una durata  limitata, solitamente di 2-4 giorni. Con pochi click si possono acquistare prodotti di prestigio a prezzi veramente super convenienti.

Ce ne sono tantissimi, in giro per la rete, di questi negozi virtuali. Io personalmente conosco saldiprivati.it, buyvip.it e privalia.it e groupalia.com, ma non escludo di allargare, quanto prima le mie conoscenze!

Ad ogni modo, sono registrata su questi siti da un paio d’anni, ma gira gira non ho mai osato fare acquisti.
Ultimamente invece, avevo iniziato a seguire le campagne on line con una maggiore frequenza, e mi sentivo salire la tentazione di approfittare di qualche straordinaria offerta.

Non sto a dire quanto sia rimasta male quando, la settimana scorsa, mi è sfumata davanti agli occhi la vendita di un servizio di piatti della Tognana. Ma se uno è grullo, con chi se la va a prendere? Perché io avevo diligentemente riempito il mio carrellino, ma l’avevo lasciato lì per una mezz’oretta di troppo e, senza preavviso è arrivata la mezzanotte così, come la carrozza di Cenerentola, la vendita dei “miei” piatti è sparita in un lampo dalla vetrina.

Ormai però mi ero fatto la bocca su un servizio di piatti nuovo, per la tavola di tutti i giorni e, quando ieri mattina è iniziata una vendita analoga su buyvip.it, in quattro e quattr’otto ho concluso l’ordine!

E così ci siamo regalati questo bellissimo servizio di Villeroy e Boch. Ho scelto 8 coperti, un piatto da portata, un’insalatiera, 4 tazze da te, lattiera e zuccheriera.

Non vedo l’ora di ricevere il pacco comoda comoda a casa, e di inaugurare il nuovo servizio quanto prima. 
Chi viene?

giovedì 25 novembre 2010

Io & i Pannolini Lavabili





Da qualche tempo avevo voglia di raccontare la mia esperienza  con i pannolini lavabili, e quale occasione migliore per farlo, se non oggi 25 novembre 2010, che è la giornata nazionale del pannolino lavabile?

Il mio incontro con i pannolini lavabili è stato un misto tra casualità e curiosità, ai tempi della mia terza (e, fino ad ora, ultima) gravidanza, nel 2007. Per quanto ne avessi già sentito parlare, non avevo mai avuto la percezione chiara e precisa di quanto fosse forte l’impatto che i pannolini classici e di uso comune abbiano sull’ambiente.

A tutti coloro che mi chiedevano come mai, proprio con la terza figlia, avessi deciso di cambiare le mie abitudini, ho sempre risposto che una volta che sai non è più possibile fare finta di nulla.  Una volta capito che la mia scelta ecologica e consapevole poteva influire sulla salute della mia bambina, sulla salute del nostro pianeta e avendo notato che mi avrebbe anche garantito un risparmio economico, non ho potuto non pensare che quella dei pannolini lavabili fosse una scelta possibile oltre che auspicabile!

Sebbene su tutti i siti fosse consigliato di procurarsi un “corredino” di 20-22 pannolini, io nel tempo ho finito per  prenderne molti di più. A parte per la curiosità di provare sempre nuovi modelli soprattutto perché, portandoli anche all’asilo, mi sono resa conto di aver bisogno di una scorta maggiore.

Non posso dire di aver provato tutti i pannolini in commercio, ma sicuramente ho usato tutti i tipi, pocket, all in one, fitted. Ho tentato un esperimento con i prefold, ma ho capito quasi subito che non fossero il modello per me.
Ho provato sia i materiali tecnici che le fibre naturali, finendo per prediligere queste ultime (cotone organico, canapa, bamboo), sia per una questione “etica” che salutare. Perché è vero che un pannolino lavabile, di qualunque materiale sia fatto, è pur sempre una scelta migliore rispetto agli usa e getta, ma è anche vero che un materiale sintetico, alla fine, è realizzato con materiali di derivazione petrolchimica, quindi da fonti non rinnovabili, e non è biodegradabile.

Ciò che da subito mi ha dato la sensazione di aver fatto la “scelta giusta” è stato il non dover cospargere la mia Briciola con kg e kg di crema protettiva. Occasionalmente, le mettevo della crema alla calendula, ma più per un piacere a rinfrescarla, che per la necessità di proteggerla.

Anche mio marito, inizialmente un po’ scettico (soprattutto per le operazioni post cambio), tutte le volte che si dedicava all’operazione pannolino (si, perché io ho un marito che ha sempre cambiato i pannolini a tutti e tre i figli!), notava con soddisfazione come la bimba non fosse né arrossata né tanto meno irritata. E anche lui, quasi subito, è passato all’uso esclusivo di pannolini lavabili. E il dover liberare il pannolino e lasciarlo in attesa di bucato, è rapidamente diventata una routine come un’altra.

Se sono entusiasta dei pannolini lavabili? Posso dire che i lavabili mi hanno cambiato la vita… in tutti i sensi (ma questo, prometto, lo racconterò un’altra volta)

Questo post partecipa al blogstorming


mercoledì 24 novembre 2010

Dispetto e Rispetto


Ieri mattina, mentre uscivo di casa per accompagnare i tutti i figli a scuola e asilo, i due grandi hanno iniziato a battibeccare tra loro e a farsi i dispetti.

Dal momento che non mi sembrava il modo migliore per iniziare la giornata, ho represso la Signorina Rottermaier che alberga in me e, anziché iniziare a minacciare punizioni e castighi, ho progressivamente portato i bambini a ragionare e riflettere con me:

  • Pur sapendo che ad "F" non piace sentir pronunciare una determinata frase, perché evocatrice di tristi ricordi (un palloncino volato in aria), "T" ha insistentemente ripetuto le 2 odiosissime e odiatissime paroline (nella fattispecie “Take away!”).
  • Ad ogni esclamazione, "F" emetteva un suono stridulo, a metà tra una sirena e un gatto, cosa che aveva iniziato a minare il mio sistema nervoso, sin dalle 8.00 del mattino.
  • Il susseguirsi ritmico e ciclico di queste due fasi è ciò che io ho definito dispetto, sia nei loro confronti (uno verso l’altro), sia nei miei (che ero costretta a sentirli litigare).

E siamo arrivati alla conclusione che un dispetto altro non è che una profonda mancanza di rispetto e che,  fondamentalmente, diverte solo chi lo fa e che non ci rende più simpatici o “fichi”, agli occhi degli altri, anzi!

E allora perché c’è quest’usanza, tanto diffusa anche tra gli adulti, di fare all’altro la cosa più sgradita, invece di adoperarci per il bene di tutti?
Non sono stata punta dal ragno della bontà e, men che mai, sono stata colpita dalla sindrome del Mulino Bianco però, visto? ormai, nell’immaginario collettivo l’educazione, il rispetto, la serenità e l’armonia sono diventati tutti concetti stereotipati di un modello negativo, dal quale scostarsi il più rapidamente possibile.

Ma ciò che ripeto sempre, quasi fossi un disco rotto è che, così come a far male qualcosa ci si impiega lo stesso tempo che a farla con accortezza e precisione, allo stesso modo rendere la vita difficile al prossimo ci tiene impegnati lo stesso tempo, anzi forse di più, che ad essere rispettosi delle esigenze altrui.

Giusto per rimanere in tema “stradale”, un esempio tra tutti è rappresentato da coloro che, non solo lasciano la macchina parcheggiata in doppia fila, ma addirittura in mezzo alla strada, senza constatare se abbiano lasciato libero il passaggio, o meno.
E non è anche quella una forma di dispetto a scapito del rispetto?

Mentre eravamo impegnati in queste riflessioni siamo arrivati a destinazione.
Ho fatto scendere “al volo” il bambini davanti a scuola, li ho visti varcare il cancello della scuola e dirigersi, fianco a fianco, verso le scale.

martedì 23 novembre 2010

La Staffetta dell'Amicizia


Staffetta dell’amicizia
Un paio di giorni fa ho letto questo bellissimo post sulla Staffetta dell’Amicizia, scritto da Polepole de’ Il Circolo Vizioso, ed è stato un vero tuffo al cuore. E dal momento che Polepole ha passato il testimone della staffetta a tutti coloro che avessero desiderio, come dice lei stessa, di guardarsi un po’ dentro e ricordare qualche bel momento, ho colto l’occasione per raccontarmi un po’.

Per lo stesso motivo di Polepole, anche io lascio il testimone a chiunque voglia prenderlo.

Ed ecco qui tre semplici regolette da rispettare per partecipare alla staffetta dell’amicizia:
  1. creare un post inserendo il logo della staffetta e invitare le 14 blogger che vorresti conoscere meglio
  2. postare le 8 domande qui di seguito
  3. rispondere alle stesse sul vostro post
LE DOMANDE:
Quando da piccoli vi domandavano cosa volevate fare da grandi cosa rispondevate?
Quali erano i vostri cartoni animati preferiti?
Quali erano i vostri giochi preferiti?
Qual è stato il più bel vostro compleanno e perchè?
Quali sono le cose che volevate assolutamente fare e non avete ancora fatto?
Quale è stata la vostra prima passione sportiva e non?
Quale è stato il vostro primo idolo musicale?
Qual è stato la cosa più bella chiesta (ed eventualmente ricevuta) a Babbo Natale, Gesù Bambino, Santa Lucia?

LE MIE RISPOSTE:

1 . Quando da piccoli vi domandavano cosa volevate fare da grandi cosa rispondevate?
Ho cambiato tante volte idea, su quel che avrei voluto fare da grande. Per un periodo ho sognato di diventare veterinario, ma il mio stomaco non la pensava allo stesso modo; poi tutti mi dicevano che sarei stata un avvocato di successo, e così mi sono convinta di voler fare l’avvocato, salvo poi scoprire di non essere assolutamente affascinata dalla materia; poi c’è stata l’epoca della giornalista.
L’unica vera vocazione della mia vita, l’unico mestiere che non ho mai messo in discussione, e che da sempre ho desiderato fare, è la mamma.

2. Quali erano i vostri cartoni animati preferiti?
A parte le serie strazianti di orfani e trovatelli in cerca della loro mamma, a partire da Remi fino ad arrivare all’Ape Magà (ma io solo l’anno scorso ho scoperto che Magà fosse un maschio…), ho avuto una vera passione per Peline. Chi se la ricorda, quella ragazzina che viveva con la mamma indiana in un camper di legno trainato da un asino? Ma la Pelinemania mi prese verso  la seconda metà della serie quando, arrivata in Francia, la creatura si fece assumere nella fabbrica del nonno miliardario, come l’ultima delle operaie, e andò a vivere nella casetta dei bracconieri.

3. Quali erano i vostri giochi preferiti?
Di giochi non ne avevo molti, e soprattutto non avevo quelli di moda. Mai avuta la passione per le Barbie, anche se mi ricordo benissimo che quando andavo a casa di un’amichetta, giocavamo sempre con tutte le sue barbie, casa, macchina e vestitini. Tanti vestitini, troppi vestitini.
Per il resto adoravo i giochi di fantasia e all’aria aperta. Passavo interi pomeriggi a giocare nel giardino del palazzo di casa. 

4. Qual è stato il più bel vostro compleanno e perchè?
Non me ne ricordo uno in particolare. Il giorno del mio compleanno è sempre stato una festa. Iniziava tutti gli anni nello stesso modo: scendeva mia nonna per fare colazione con me e con la mamma, ed entrambe partivano con il racconto della storia della mia nascita (sempre sul filo della tragedia, mi raccomando!). A pranzo, la mamma mi faceva trovare le lasagne e per torta il millefoglie. E pranzavamo tutti insieme. Venivano i nonni, gli zii e i cugini.
Crescendo sono iniziate anche le feste con i compagni e gli amici. Di festa in grande ne feci solo una in IV (o era il V) ginnasio. Ma troppa gente e troppa confusione. Così decisi di festeggiare i compleanni futuri con le amiche più intime.
Bellissimo invece il diciottesimo compleanno, festeggiato durante i 100 giorni (ma si fanno ancora i 100 giorni?).

5. Quali sono le cose che volevate assolutamente fare e non avete ancora fatto?
Il quarto figlio; la crociera sui fiordi norvegesi;

6. Quale è stata la vostra prima passione sportiva e non?
Il pattinaggio su ghiaccio.

7.Quale è stato il vostro primo idolo musicale?
A parte Luis Miguel, il mio primo idolo musicale è stato Edoardo Bennato. Seguito poi da Claudio Baglioni. Duran Duran, Eurythmics (seeeeeeeeeee mica avrete creduto che mi sia ricordata da sola come si scrivesse sto nome??), Europe, Spandau Ballet erano tutte mode del liceo, e quindi hanno colorato le nostre prime feste e i primi amori, ma non sono mai stati i miei idoli musicali.

8. Qual è stato la cosa più bella chiesta (ed eventualmente ricevuta) a Babbo Natale, Gesù Bambino, Santa Lucia?
Avevo 11 anni. Sarà stato il mese di ottobre. Camminavo con mamma per viale Libia e guardavamo le vetrine dei negozi. Ad un tratto vidi in un negozio di giocattoli un orsacchiotto di color beige con il naso tondo nero nero che teneva abbracciato un orsacchiottino piccino piccino, con le orecchie arancioni.
Mi aggrappai al cappotto di mamma, e ricordo benissimo che attaccai un capriccio tremendo. La mamma non mi comprò l’orsacchiotto. Ma io me lo ritrovai, due mesi più tardi, sotto l’albero di natale. E ora quell’orsacchiotto fa compagnia a Michela e ai suoi fratelli prima di lei.



Io sono anche questo… E sono felice di aver fatto questo piccolo tuffo nei miei ricordi. E ora spero che anche qualcuna di voi voglia fare come ho fatto io con Polepole, e prenda il testimone di questa sraordinaria staffetta.

lunedì 22 novembre 2010

La festa

Eccomi qui! Reduce dalle fatiche per la preparazione della festa di Francesco ma, posso dirlo? che soddisfazione!
Quest'anno ho deciso di tornare a preparare le feste "come si faceva una volta". Panini, tartine, tramezzini, tutto fatto in casa.

Era così che mia nonna, mia mamma e mia zia organizzavano le feste quando eravamo piccoli... poi, nell'era dell'evoluzione tecnologica, dello stress, del fast food, l'arte del buffet è stata interamente demandata a pasticcerie e catering...

Ma la TORTA, per quest’anno ancora, l’ho ordinata in pasticceria. Per l’anno prossimo ci stiamo organizzando!

Sabato mattina è iniziata la panificazione su larga scala.

Vi ricordate la pubblicità della pasta SIMAC, "la forza di 20 braccia”? Ecco! Niente a confronto dei miei aiutanti in cucina, tanto che ho già commissionato un monumento equestre per la Macchina del Pane e il Bimby!

Ecco quello che ho preparato:


  • un pane francese, per dei mini sandwich con mini fettine panate;
  • un pan brioche, per i bottoncini con gli affettati; in realtà di impasti ne ho fatti due… uno è stato il frutto di un errore,  come tutti gli errori, è stato un capolavoro!
  • il danubio (la ricetta l’ho presa qui)
  • due rotoli rustici di pastasfoglia, uno ripieno con cotto e mozzarella, l’altro con speck e gorgonzola



E per dolce, con la MdP, ho preparato la torta alla nutella di Silbi, e 
ho anche realizzato le caramelle gelées che ha pubblicato Cipi nel suo blog. Le ho fatte di due gusti,  usando il succo di frutta mela, carota e limone e quello ai frutti rossi.





Alla pasticceria ho ordinato solo pizzette, qualche tramezzino e la torta “finale”. Ho scelto un pandispagna semplice con crema chantilly e tocchetti di cioccolata. Ma era  la decorazione il punto forte: ho chiesto che facessero l’ambientazione dei dinosauri (io ho portato i pupazzetti, al resto hanno pensato loro).

Anche l’addobbo della sala era in tema dinosauri (d’altra parte il biglietto la diceva lunga…). Dal momento che sappiamo bene che è sufficiente un minimo disegnino per far lievitare, ingiustificatamente, il prezzo di piattini e bicchieri, ho preso un solo due pacchettini di piatti e pochi tovagliolini con i dinosauri. Tutto il resto  era verde e arancione.

Un encomio solenne se lo merita l’animatore che, da solo, ha tenuto incollati a sé più di 25 bambini (e relativi genitori), per quasi tre ore, con giochi coinvolgenti e soprattutto uno spettacolo di magia in piena regola, con tanto di colomba e coniglio!

Ma come sarebbe stata questa festa se tutti i bambini avessero declinato l’invito? Cosa ne sarebbe stato di tutti i miei meravigliosi panini, se i genitori si fossero rifiutati di uscire di casa con quel tempaccio di ieri pomeriggio?

Si può ingaggiare il miglior animatore del mondo; si può ordinare il più sontuoso dei buffet nella pasticceria più IN della città; si può passare una settimana a preparare dolci e sfornare pani ma, alla fine, senza gli amici ci sarebbero solo una tavola imbandita e un super animatore inoccupato. Per cui il mio grazie di cuore va a tutti coloro che hanno partecipato alla festa; a tutti coloro che avrebbero voluto essere presenti ma, per cause di forza maggiore non hanno potuto; a tutti coloro che mi hanno assistito e supportato a distanza, in tutte le fasi dei preparativi.

giovedì 18 novembre 2010

Per il tuoi 7 anni...

Sei ancora piccolo, ma sei anche tanto grande.

Sei venuto al mondo come un piccolo raggio, e in questi 7 anni sei diventato il sole che splende e riscalda la nostra vita.

Ti vedo crescere, ogni giorno di più, e ti vedo andare felice incontro al mondo.

Ti vedo affrontare con serena caparbietà le piccole grandi prove che la vita ti mette davanti.

Ti vedo entusiasmarti di fronte al niente, e con te il niente diventa tutto.

Auguri, amore mio!
Mamma

mercoledì 17 novembre 2010

Ho attivato Zolle



Forse dovrei iniziare il racconto della mia “nuova vita” dal principio e non dalla fine, ma tant’è!

Tanto, che io sia progressivamente passata alla versione bio-ecologica della vita, è ormai di pubblico dominio.

E allora, la mia ultima iniziativa è stata quella di recuperare dall’archivio delle mail della “vita di prima”, quella che mi inviò una collega, invitandomi a valutare il servizio di spesa di Zolle.

Il sito l’avevo già girato in lungo e in largo nel corso di questo ultimo paio di anni, ma solo una decina di giorni fa mi sono decisa a contattarli e provare il loro servizio.
E’ bastato comunicare quanti fossimo in famiglia e, quindi, scegliere il “formato” della zolla (ovvero della cassetta) desiderata. Una volta a settimana si riceve l’elenco dei prodotti che si possono aggiungere alla zolla di base, in consegna per la settimana successiva.

Che dire? E’ stata veramente una scoperta formidabile. E non solo per la gentilezza, la cortesia e la disponibilità delle persone con cui ho parlato per attivare il servizio.  

Uno dei motivi che mi ha spinto a provare Zolle, è che non ho dovuto costituire un Gruppo di Acquisto fisso, insieme ad altre 4 famiglie, con cui dividere settimanalmente 18 kg di patate. Ogni settimana arriva la mia cassetta, con le quantità di prodotti necessari a soddisfare i bisogni della mia famiglia.

Un’altra ragione è che attraverso Zolle posso portare in tavola i prodotti del Lazio cosa che, oltre ad accendere sentimenti campanilistici, mi permette di contribuire nel mio piccolo a rafforzare il mercato locale. E questo significa che, praticamente, faccio la spesa a km 0 (o quasi!)

Il giorno di consegna per la mia zona è il mercoledì. E mercoledì scorso, per la prima volta, mi è stata consegnata una cassetta piena di ogni ben di Dio. Tre varietà di frutta (mele, pere e arance); nove varietà di verdura (cicoria, spinaci, broccoletti siciliani, fagiolini, insalata, radicchio, carote, sedano, pomodori da insalata); un arrosto di vitellone e macinato (impacchettati sotto vuoto); 6 uova da agricoltura biologica; una vaschetta di primosale alla rucola. E nel pacco c’erano anche delle ricettine sfiziose da preparare con i prodotti inviati.

Qualche esempio?
  • Minestra con i broccoletti
  • Carne con i sedani
  • Torta di carote  
E poi, vogliamo dire che non sapere esattamente cosa mi verrà consegnato, rende esaltante fare la spesa con Zolle?

Ma a proposito, oggi è mercoledì!

martedì 16 novembre 2010

Giveaway LIBRERIA TABATA su Mammafelice.IT

E’ la prima volta che posso condividere un giveaway non solo su Facebook. Sarò strana, ma questa cosa mi emoziona un sacco!

Ed eccolo qui il giveaway  promosso da Mammafelice. In palio ci sono dei bellissimi libri, adatti per i bambini di tutte le età (e anche per i loro genitori).

Partecipare  è semplicissimo (e se lo dico io potete crederci!), basta solo:
  • Lasciare UN commento al post di Mammafelice, indicando il titolo del libro preferito tra quelli proposti.
  • Iscriversi alla Fan Page della Libreria Tabata su Facebook
  • Registrarsi sul sito Libreria Tabata, per ricevere aggiornamenti su sconti e promozioni
  • Condividere il giveaway su blog, facebook, twitter
Il tutto entro lunedì 22 novembre.

In fondo al post di Mammafelice, verranno pubblicati i nomi dei vincitori/vincitrici

venerdì 12 novembre 2010

Il peso della verità

Ieri ho dovuto comunicare ad una persona che non avrei avuto più bisogno della sua collaborazione. Ho passato due ore ad arrovellarmi su quali parole sarebbe stato opportuno utilizzare; quali scuse costruire per accampare una giustificazione plausibile.

Invece, mentre lo stomaco si attorcigliava su se stesso  per l’ingrato compito che mi accingevo a svolgere, mi sono fermata a riflettere. 
Come si fa ad insegnare ai bambini a “non dire le bugie”, a pretendere da loro la massima sincerità,  a “prendersi le proprie responsabilità”, se poi noi adulti siamo i primi a cercare una scappatoia facile per le situazioni scomode?

Nel mio caso specifico, dire “non ho più bisogno di te, perché parto per Timbuctu” o dire “non ho più bisogno di te, perché non vai bene” equivale a dire “non ti tengo più a lavorare con me”.  E allora perché si tende sempre a preferire la motivazione falsa, quella che sottintende “non è colpa tua, né colpa mia: sono i casi della vita”, piuttosto che quella che mette tutti di fronte alle proprie responsabilità: “tu non vai bene e io scelgo di sostituirti”?

Lo ammetto, l’idea di nascondermi dietro una motivazione falsa mi ha sfiorata per un attimo, ma l’ho immediatamente avvertita come una profonda mancanza di rispetto nei confronti del mio interlocutore.

Vorrei riuscire ad insegnare ai miei figli a non avere mai paura della verità. La verità ha una forza immensa, quella di renderci liberi. Liberi di camminare a testa alta. Liberi di guardare il mondo dritto negli occhi. Liberi di non doverci nascondere. Liberi di scegliere. 
Liberi di vivere.

giovedì 11 novembre 2010

Figli Bamboccioni? No grazie!


Se c’è una cosa di cui sono stata sempre preoccupata (a livelli esagerati) quella è l’età adolescenziale (e pre-adolescenziale).

Ho iniziato a pensare a questa inevitabile fase evolutiva  della vita di un essere umano fin dal primo test di gravidanza positivo!

Perché un conto è affrontare le sane forme di ribellione, in cui i figli iniziano ad esprimere se stessi, le proprie intenzioni e le proprie preferenze. Un altro è trovarsi  a fronteggiare una sorta di individuo sconosciuto, selvaggio, aggressivo e indisciplinato. E siccome ho sempre ritenuto che, ciò che i nostri figli saranno in età adolescenziale, lo si inizi a costruire sin dai tempi dall’asilo nido, abbiamo deciso che sia finalmente arrivato il momento di educare i nostri figli alla collaborazione in casa.

Per farlo ci sarebbe tanto piaciuto interpellare direttamente Tata Lucia, ma poi abbiamo cambiato idea, perché a noi non piace proprio l’idea di finire in TV.

Resta il fatto però, che sono convinta che abituarli al rispetto delle regole, qualunque sia il contesto di riferimento, ci aiuterà a renderli liberi. Liberi di fare ciò che vorranno, di stare con chi vorranno e di non dipendere dalla volontà e dai capricci di chicchessia.

Così sabato scorso, ispirata da una puntata in cui era protagonista la Tata Nazionale,  ho preparato tre tabelline in excel (santo subito chi ha inventato i fogli di lavoro) una per i giorni infrasettimanali, una per i week end e una per i  festivi.
I bambini (per il momento solo i “grandi”) si sono divisi gli incarichi, e ad ogni compito eseguito (correttamente, s’intende), ottengono un bollino colorato (verde per Tommy, rosso per Francesco). A fine settimana avranno la loro piccola, ma meritata, ricompensa. Prima o poi dovrò aggiungere la colonnina della Briciola, perché sarà molto difficile trovare un’aiutante migliore per sistemare la spesa nella dispensa!

Per il momento le attività previste sono tenere in ordine le camerette, sistemare la loro biancheria nei cassetti, apparecchiare, sparecchiare e passare l’aspirapolvere nella zona pranzo.

Penso sia inutile dire con quale e quanta serietà e impegno i miei cuccioli svolgano questi compiti.

Io spero proprio che duri per lungo, lunghissimo tempo.  

Lo spero innanzi tutto perché desidero che, piano piano, inizino a responsabilizzarsi. Lo spero anche perché un giorno sappiano apprezzare tutto ciò che riceveranno dagli altri, a partire dai piccoli gesti, senza dare nulla per scontato. Infine, lo spero perché  sono convinta che si viva meglio in una famiglia in cui ognuno faccia armoniosamente il suo.

Non vogliamo finire in TV, ma a noi piace un sacco Tata Lucia!



lunedì 8 novembre 2010

Figli e vacanze


In questo week end, appena trascorso, ho avuto modo di fare qualche riflessione.
Ogni tanto, durante l’anno, mi capita di sognare ad occhi aperti di mollare tutto e tutti e  concedermi una settimana (ma pure 2 giorni) di vacanza con mio marito e senza figli.
Puntualmente però, ogni volta che la mia mente arriva a definire e delineare nei minimi  particolari il programma di viaggio, mi volto a guardare uno dei miei bimbi (perché ce ne sta sempre uno nei paraggi!) e mi precipito ad abbracciarlo, sentendo una stretta al cuore per aver solo pensato di darmi alla pazza gioia senza di loro.
Eppure, lo so, ci sono persone che affidano i propri figli a persone assolutamente fidate (nonni, tate di vecchia conoscenza, zie), e si concedono sani momenti di recupero.
Però io rimango sempre un po’ perplessa in caso di viaggi in occasione di festività, ricorrenze, settimane bianche o quelle di ferragosto.
Forse avrò una visione tardo romantica della vita familiare, ma per quanto io senta il bisogno di “staccare la spina”, personalmente non riuscirei a pensare di trascorrere un periodo di vacanza o dei giorni di festa lontano dai miei figli.
Secondo me, io sono più mammachioccia di quanto non lasci intendere.

giovedì 4 novembre 2010

Siamo stati adottati



Come succede da ormai 3 anni e mezzo a questa parte, anche il week end appena passato, quello caratterizzato dalla notte di Halloween e dal ritorno dell’ora solare lo abbiamo trascorso nel nostro Paradiso personale, la nostra casetta di montagna.

Sabato sera, proprio mentre io constatavo, con orrore e sgomento, come la nostra Briciola fosse stata selvaggiamente colpita da una malattia “infettiva acuta e contagiosa”, la scarlattina, il resto della famiglia constatava con stupore e sorpresa come un cucciolo di cane, io non me ne intendo affatto ma oserei ipotizzare di razza bastarda, avesse eletto la nostra casa a sua casa.

Dal momento che da subito era apparso chiaro a tutti che l’ospite non avesse nessuna intenzione di abbandonare il campo, si è reso ovviamente necessario trovargli un nome. Così, non mi ricordo neanche bene come e perché, abbiamo iniziato a chiamarlo Palladipelo. C’è stato anche un tentativo di Rufus, ma lui rispondeva solo a Palladipelo.

Domenica sono uscita per andare in Paese a comperare le medicine per Briciolina, e mi ha fatto un certo effetto tornare a casa e trovarlo lì, dritto in veranda, e vedermelo poi correre incontro festante.

Non avendo a disposizione cibo per cani, lo abbiamo nutrito con quello che c’era in casa, grassetti scartati dalla braciolata, una salsiccetta cotta ad hoc con una cucchiaiata di ragù avanzato della pasta al forno, un paio di mestoli di zuppa di legumi… e quanto gli sono piaciuti i legumi! Gli avranno fatto male? Mah, io credo di no.

Lunedì siamo dovuti tornare a Roma. I bambini erano convinti che, una volta capito che ce ne stessimo andando, Palladipelo avrebbe fatto di tutto per saltare in macchina con noi. E avevano proprio ragione. Appena ha intuito che non l’avremmo portato con noi, è rientrato di corsa in giardino e si è messo seduto dritto al cancello. E ci guardava andare via. Poi è uscito dalle sbarre del cancello ed è corso dietro alla macchina per qualche centinaio di metri.

La pancia mi diceva di portarlo a casa. Ma, fortunatamente, la testa ha avuto la meglio. Grazie soprattutto a mio marito. Ma nulla può impedirci di sperare che Palladipelo decida di aspettarci per altri 10 giorni. Caspita! 10 giorni sono veramente tanti!

mercoledì 3 novembre 2010

Le mie contraddizioni



Arrederei tutta casa da IKEA, io adoro il minimalismo dei mobili IKEA,  eppure ho la Thun mania, a livelli assolutamente patologici.


Ho il pallino per l’alimentazione e la pulizia bio-ecologica, con la terza figlia ho usato i pannolini lavabili, ho addirittura cambiato il mio stile di vita, personale e professionale, in nome della ecosostenibilità, eppure rifiuto categoricamente di utilizzare i mezzi pubblici a Roma.

Organizzo e pianifico quasi tutto, eppure dimentico sistematicamente di mettere in borsa acqua, succhi e biscotti  quando vado in giro con i figli.

Nessuno è autorizzato a mangiare nella “mia” macchina, ma questa sembra sempre la succursale dell’emporio del paese. Dentro ci potete trovare giocattoli, felpe, le “batte losa” (=ciabatte rosa) di Briciola; quaderni e matite; bottigliette di acqua (rigorosamente vuote); moduli di iscrizione a corsi sportivi; pacchetti di fazzoletti  iniziati e fazzoletti usati stipati nei pacchetti vuoti.

martedì 2 novembre 2010

Perché esperire esperando...


Da tempo avevo questo progetto in mente, ma non riuscivo a dargli vita per mancanza di un nome. Avevo assolutamente bisogno di una parola magica che, come un Abracadabra, tramutasse in realtà i miei pensieri.
Sarà poco poetica come immagine ma stamattina, mentre giravo il sugo con le polpette per i miei cuccioli affamati, ho esclamato “Esperire esperando!”
Eccolo, il mio Abracadabra! che svela la mia antica passione per allitterazioni e assonanze. Un divertente gioco di parole tra sperimentare e sperare.
D’altra parte, la vita è tutta un esperimento: non siamo mica nati imparati!
Ed eccomi qui, ad iniziare questa nuova avventura.

lunedì 1 novembre 2010

Questa sono io











Sono nata a Roma il 12 marzo 1973.
Ho frequentato il Liceo Classico (il che presuppone il superamento della scuola primaria e di quella secondaria).
Anni strani quelli. Infanzia e preadolescenza burrascosa. Carattere esuberante, ma non particolarmente incline alla socialità. Fortuna che tutto scorre, e nulla resta immutato. Adolescenza neanche tanto rivoluzionaria né contestataria, sicuramente merito di una mamma particolarmente illuminata, di cui è veramente difficile percorrere le orme. 
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